L’Iran
è senza dubbio un Paese dotato di innumerevoli risorse di ogni tipo, con grandi
potenzialità da poter sfruttare. L’Iran è soprattutto un mercato di approvvigionamento,
ma può diventare anche un mercato di sbocco particolarmente appetibile. Con Hooman Mirmohammad Sadeghi affrontiamo vari aspetti che caratterizzano il Paese che fu
l’impero di Ciro il Grande, tra sanzioni economiche e desiderio di rimettere in
cammino l’intero tessuto economico iraniano. Hooman, laureato in Economia
Internazionale all’Università di Padova, si occupa di commercio estero tra l’Italia
e l’Iran attraverso la sua agenzia denominata ItalPersia (www.commercioitaliairan.it), con cui si impegna ad
assistere le imprese italiane che intendono intraprendere un percorso di
internazionalizzazione in Iran.
Intervista a cura di Pasquale Canu
Dopo 35
anni dalla rivoluzione khomeinista, con l’elezione del Presidente Hassan
Rhoani, tra l’Iran e l’Occidente è iniziato un importantissimo percorso di
disgelo nei reciproci rapporti, segnando un passo storico grazie agli accordi
raggiunti il 24 novembre 2013 a Ginevra sul nucleare, i quali, in estrema
sintesi, hanno avuto come obiettivo quello vincolare l’Iran all’impegno di non
dotarsi di armi nucleari, in cambio di un alleggerimento delle sanzioni economiche.
Se ciò si dovesse concretizzare, quali scenari si aprirebbero per l’Italia e
per l’Europa?
L'Iran è sempre stato un mercato importante per i Paesi europei e penso
che l'embargo abbia avuto effetti devastanti per tutti. Questi effetti negativi
negli ultimi anni hanno portato sia l'Iran sia i membri del gruppo 5+1 a
sedersi attorno a un tavolo arrivando a un compromesso accettabile per tutte le
parti in campo. Il risultato di tutto ciò è stato l'accordo di Ginevra che di
conseguenza ha dato la possibilità di raggiungere una conclusione definitiva
per il prossimo futuro, nella prospettiva di riammettere l'Iran a pieno titolo
nel circuito del commercio mondiale, ripristinando una condizione di normalità.
L’accordo in questione senza ombra di dubbio, favorirebbe il made in Italy, aprendo ambiti
commerciali molto interessanti anche per le piccole e medie imprese italiane no oil, le quali avrebbero la
possibilità di espandersi nel mercato iraniano per destinare i propri prodotti
e servizi, che sarebbero molto apprezzati.
L’Iran stesso avrebbe poi l’occasione per sganciarsi almeno parzialmente
dall’enorme dipendenza delle entrate derivanti da petrolio e gas, rilanciando e
mettendo in corsa il resto della propria economia.