6 luglio 2014

Iran, la nazione che il mondo intero attende.

L’Iran è senza dubbio un Paese dotato di innumerevoli risorse di ogni tipo, con grandi potenzialità da poter sfruttare. L’Iran è soprattutto un mercato di approvvigionamento, ma può diventare anche un mercato di sbocco particolarmente appetibile. Con Hooman Mirmohammad Sadeghi affrontiamo vari aspetti che caratterizzano il Paese che fu l’impero di Ciro il Grande, tra sanzioni economiche e desiderio di rimettere in cammino l’intero tessuto economico iraniano. Hooman, laureato in Economia Internazionale all’Università di Padova, si occupa di commercio estero tra l’Italia e l’Iran attraverso la sua agenzia denominata ItalPersia (www.commercioitaliairan.it), con cui si impegna ad assistere le imprese italiane che intendono intraprendere un percorso di internazionalizzazione in Iran.

Intervista a cura di Pasquale Canu

Dopo 35 anni dalla rivoluzione khomeinista, con l’elezione del Presidente Hassan Rhoani, tra l’Iran e l’Occidente è iniziato un importantissimo percorso di disgelo nei reciproci rapporti, segnando un passo storico grazie agli accordi raggiunti il 24 novembre 2013 a Ginevra sul nucleare, i quali, in estrema sintesi, hanno avuto come obiettivo quello vincolare l’Iran all’impegno di non dotarsi di armi nucleari, in cambio di un alleggerimento delle sanzioni economiche. Se ciò si dovesse concretizzare, quali scenari si aprirebbero per l’Italia e per l’Europa?

L'Iran è sempre stato un mercato importante per i Paesi europei e penso che l'embargo abbia avuto effetti devastanti per tutti. Questi effetti negativi negli ultimi anni hanno portato sia l'Iran sia i membri del gruppo 5+1 a sedersi attorno a un tavolo arrivando a un compromesso accettabile per tutte le parti in campo. Il risultato di tutto ciò è stato l'accordo di Ginevra che di conseguenza ha dato la possibilità di raggiungere una conclusione definitiva per il prossimo futuro, nella prospettiva di riammettere l'Iran a pieno titolo nel circuito del commercio mondiale, ripristinando una condizione di normalità.
L’accordo in questione senza ombra di dubbio, favorirebbe il made in Italy, aprendo ambiti commerciali molto interessanti anche per le piccole e medie imprese italiane no oil, le quali avrebbero la possibilità di espandersi nel mercato iraniano per destinare i propri prodotti e servizi, che sarebbero molto apprezzati.
L’Iran stesso avrebbe poi l’occasione per sganciarsi almeno parzialmente dall’enorme dipendenza delle entrate derivanti da petrolio e gas, rilanciando e mettendo in corsa il resto della propria economia.