12 novembre 2014

Export e Mezzogiorno d’Italia. Avanti tutta!

Il Meridione ha voglia, capacità e caparbietà per farsi conoscere all’estero. Le imprese e i prodotti di qualità in grado eccellere in campo internazionale non mancano, e le persone, la cultura e la storia del Sud Italia costituiscono il patrimonio più ricco di un territorio che vuole avanzare. Alessandro Luigi Scalise (http://www.alessandroluigiscalise.it) in maniera itinerante, descrive nell’intervista lo stato di forma del nostro Sud. Lui, un giovane ed intraprendente consulente per il commercio estero, esperto di marketing internazionale e di mercati globali, formatosi tra l’Università Bicocca di Milano e la sua precedente esperienza lavorativa di export manager nel settore meccanico che gli ha permesso di viaggiare in moltissimi Paesi stranieri, con la sua passione per tutto ciò che è conoscenza e sapere, pone al centro della sua vita professionale l’interscambio tra il Mezzogiorno e il resto del mondo.

Intervista a cura di Pasquale Canu

Per cominciare, descrivici la tua attività e ciò che si propone.

Io mi occupo di consulenza per le imprese che intendono internazionalizzarsi, e a tal riguardo, la mia mission è quella di supportare i miei clienti ad individuare “la migliore strada da percorrere”, da fare insieme per i primi chilometri, sin quando non raggiungono un sufficiente grado di autonomia. Per me è importante che essi acquisiscano i processi e i metodi più efficienti, ed allo stesso tempo, efficaci, affinché internazionalizzare costituisca la prassi della loro attività.
Quando collaboro con le imprese per implementare il processo di internazionalizzazione, inizio prima di tutto effettuando assieme a loro una reale ed attenta analisi della situazione aziendale in essere, che tocca i seguenti elementi principali: il proprio passato, i risultati raggiunti per periodo, i processi commerciali e di marketing messi in atto sino a quel momento, la corporate vision and mission, ossia quali sono i valori e le aspirazioni che proiettano l’imprenditore verso una nuova dimensione e verso nuove sfide, e come la propria organizzazione sia in grado di operare per sostenere gli scenari strategici ideati. Avendo a disposizione queste informazioni, riusciamo poi a porre in essere un piano, il PSE - Piano Strategico per l’Export -, che riporta tutto ciò che verrà messo in atto durante il periodo considerato, dunque, processi, obiettivi, analisi di mercato e molto altro. Considero questo documento la mappa che indica la via maestra da seguire per raggiungere gli obiettivi prefissati.
Affinché l’attività di check-up possa essere “robusta”, è di vitale importanza che vi sia massima trasparenza e, soprattutto, onestà da parte di tutti, perché un approccio diverso, conduce inevitabilmente all’insuccesso dell’iniziativa.

6 luglio 2014

Iran, la nazione che il mondo intero attende.

L’Iran è senza dubbio un Paese dotato di innumerevoli risorse di ogni tipo, con grandi potenzialità da poter sfruttare. L’Iran è soprattutto un mercato di approvvigionamento, ma può diventare anche un mercato di sbocco particolarmente appetibile. Con Hooman Mirmohammad Sadeghi affrontiamo vari aspetti che caratterizzano il Paese che fu l’impero di Ciro il Grande, tra sanzioni economiche e desiderio di rimettere in cammino l’intero tessuto economico iraniano. Hooman, laureato in Economia Internazionale all’Università di Padova, si occupa di commercio estero tra l’Italia e l’Iran attraverso la sua agenzia denominata ItalPersia (www.commercioitaliairan.it), con cui si impegna ad assistere le imprese italiane che intendono intraprendere un percorso di internazionalizzazione in Iran.

Intervista a cura di Pasquale Canu

Dopo 35 anni dalla rivoluzione khomeinista, con l’elezione del Presidente Hassan Rhoani, tra l’Iran e l’Occidente è iniziato un importantissimo percorso di disgelo nei reciproci rapporti, segnando un passo storico grazie agli accordi raggiunti il 24 novembre 2013 a Ginevra sul nucleare, i quali, in estrema sintesi, hanno avuto come obiettivo quello vincolare l’Iran all’impegno di non dotarsi di armi nucleari, in cambio di un alleggerimento delle sanzioni economiche. Se ciò si dovesse concretizzare, quali scenari si aprirebbero per l’Italia e per l’Europa?

L'Iran è sempre stato un mercato importante per i Paesi europei e penso che l'embargo abbia avuto effetti devastanti per tutti. Questi effetti negativi negli ultimi anni hanno portato sia l'Iran sia i membri del gruppo 5+1 a sedersi attorno a un tavolo arrivando a un compromesso accettabile per tutte le parti in campo. Il risultato di tutto ciò è stato l'accordo di Ginevra che di conseguenza ha dato la possibilità di raggiungere una conclusione definitiva per il prossimo futuro, nella prospettiva di riammettere l'Iran a pieno titolo nel circuito del commercio mondiale, ripristinando una condizione di normalità.
L’accordo in questione senza ombra di dubbio, favorirebbe il made in Italy, aprendo ambiti commerciali molto interessanti anche per le piccole e medie imprese italiane no oil, le quali avrebbero la possibilità di espandersi nel mercato iraniano per destinare i propri prodotti e servizi, che sarebbero molto apprezzati.
L’Iran stesso avrebbe poi l’occasione per sganciarsi almeno parzialmente dall’enorme dipendenza delle entrate derivanti da petrolio e gas, rilanciando e mettendo in corsa il resto della propria economia.  

25 giugno 2014

Singapore, un presente da primato e un futuro di certezze.

Singapore, una delle realtà economiche più importanti al mondo, dove la crescita è inarrestabile e dove la crisi non trova spazio.
Enrico Bezzi ci aiuterà a scoprire questa interessante realtà, grazie alla sua conoscenza profonda di tutti gli aspetti che riguardano il business a Singapore. Bocconiano, Enrico coniuga la sua professione di Dottore Commercialista e Revisore legale con quella di consulente per il commercio estero presso la società ITSEAConsulting (www.itseaconsulting.com) di cui è sia socio che fondatore.   


Intervista a cura di Pasquale Canu

Enrico, come hai iniziato ad occuparti di consulenza e di supporto alle imprese italiane che intendono instaurare rapporti economici e commerciali con Singapore e da quanto tempo lo fai? Puoi raccontarci come consiste la tua attività?

La mia attività tipica è quella di dottore commercialista e grazie al decennale esercizio della stessa, a stretto contatto con le mie imprese clienti, è sorto l’interesse di creare nuove opportunità di business esattamente a Singapore, poiché esso rappresenta il punto strategico per muovere la propria azione nell’intero sud-est asiatico. Questa idea è stata condivisa nel novembre del 2012 assieme al mio collega, nonché socio, Francesco Biondelli, dopo un’attenta analisi, caratterizzata da numerosi incontri programmatici, che ha portato nell’anno successivo alla costituzione della nostra società di consulenza, ITSEA Consulting, con sedi a Milano, Brescia e principalmente a Singapore, ove il mio collega risiede e opera stabilmente, ad attestare la serietà, l’impegno e la consistenza del nostro progetto.
Nello specifico, i servizi di consulenza che noi offriamo sono rivolti a tutte le imprese di opportune dimensioni in grado di sostenere l’investimento da realizzare a Singapore e, in particolar modo, puntiamo a far crescere le iniziative di quelle aziende che si uniscono in rete.
La nostra azione si sviluppa fondamentalmente nell’organizzazione di missioni imprenditoriali di tipo B2B, che consistono nel far incontrare l’imprenditore italiano con due, tre o quattro imprenditori locali accuratamente selezionati e contattati da noi, con la finalità di mettere i nostri clienti nelle condizioni di ottenere gli sbocchi commerciali ad essi più proficui, sia per coloro che a Singapore intendono esportare la propria produzione, sia per coloro che invece da Singapore desiderano importare, ricercando accordi di fornitura.
Un’altra attività che svolgiamo, è quella di costituzione di società a Singapore, occupandoci di gestire direttamente gli aspetti contabili, fiscali, amministrativi e burocratici, nonché di ricercare gli spazi commerciali più adatti e le migliori risorse umane da impiegare sul posto.
Poi procediamo anche nell’istruire i rapporti bancari sia qui in Italia che a Singapore - dove comunque sono presenti i maggiori gruppi bancari del mondo - per l’apertura di conti correnti, di fidi e di prestiti, e ci interessiamo alla verifica dei contratti che si vanno a stipulare, al fine di appurare che essi non siano troppo penalizzanti per l’imprenditore.
Essendo la nostra azione a 360°, forniamo altresì consulenza alle imprese dal lato dell’accesso alla finanzia agevolata per le iniziative di internazionalizzazione, interagendo sia a livello regionale attraverso Finlombarda e altri enti similari, sia a livello nazionale tramite SIMEST; agiamo anche dal lato dell’ottenimento delle garanzie, mettendo in stretto rapporto i nostri clienti con SACE, società a partecipazione statale, che non solo si fa garante delle imprese italiane all’estero, ma può anche eventualmente disporre degli anticipi sui crediti delle commesse internazionali.
Tutto ciò viene supportato, senza lasciare nulla al caso, mediante l’elaborazione di un attento business plan, di approfondite ricerche di mercato accompagnate ai nostri studi di fattibilità.
Concludo la risposta, sottolineando che la nostra presenza è prima di tutto in Italia, perché riteniamo che l’imprenditore debba usufruire di un consulente vicino a tutte le sue istanze, riducendo, nel caso di Singapore, i problemi dovuti al fuso orario, e in seconda battuta i nostri clienti possono sempre rivolgersi al nostro ufficio a Singapore, dove troveranno sempre qualcuno che gli risponderà in italiano. 

20 maggio 2014

Fiscalità internazionale. Quali direzioni seguire.


Il tema della tassazione internazionale è tanto fondamentale quanto complesso da comprendere e da applicare. In maniera semplice ed esaustiva, affrontiamo questo argomento con Daniele Lorenzini, Dottore Commercialista e Revisore Legale, nonché titolare dell’omonimo studio di consulenza aziendale. Dal 1987 si occupa specificatamente di fiscalità internazionale e dei processi di internazionalizzazione delle imprese, accostando contemporaneamente la sua attività di docente presso numerosi enti di formazione in tutta Italia.   

Intervista a cura di Pasquale Canu

Gli operatori economici ed in particolar modo le imprese, spesso e volentieri, sfruttando la globalizzazione, effettuano le loro scelte considerando la fiscalità del proprio Paese rispetto a quelle di altri Paesi, al fine di ricercare e di ottenere una maggiore convenienza, che può risultare decisiva per accrescere il proprio vantaggio competitivo e i propri utili. A tal proposito, dal punto di vista tributario, cosa occorre sapere quando ci si affaccia ai mercati esteri? Ci puoi esporre i pro e i contro?

Il mercato estero può rappresentare una grande opportunità ma se non ben conosciuto rischia di rappresentare un dedalo di difficoltà, poco o per nulla ravvisabili nella progettazione dell’investimento. Quello che viene regolamentato dalla fiscalità internazionale attiene a qualunque questione utile ad una persona fisica o ad una società. Muovendosi nell’ambito del diritto tributario si nota come i legislatori abbiano inteso coprire e chiarire di volta in volta temi e tematiche in continuo aggiornamento. E’ utile a tal proposito attenersi rigidamente a tali dettami perché labile è il confine che separa le attività lecite da quelle che potrebbero essere interpretate come illecite. Si può citare a titolo di esempio la distinzione intercorrente tra elusione ed evasione fiscale. Per quest’ultima vale il principio della intenzionalità mentre sull’elusione il discorso è di più difficile definizione. Si prevede per essa, infatti, la limitazione o la riduzione dell’obbligazione fiscale mediante l’utilizzo di misure che sono al limite della legalità o che vanno oltre le intenzioni del legislatore. Ancora di più difficile distinzione si parla se a queste due si affianca l’attività da cui queste indirettamente derivano, cioè la pianificazione fiscale internazionale che è realizzata attraverso la gestione della produzione ed allocazione del reddito, attività totalmente legali.
Un altro esempio riguarda il commercio elettronico, che in correlazione con l’IVA, pone dei seri problemi di individuazione in merito agli adempimenti fiscali.    

1 marzo 2014

Innovazione tecnologica. La chiave per aprire la porta dei mercati esteri.

Il progresso tecnologico, per l’accesso nei mercati stranieri, può risultare una strategia competitiva di successo, preferibile magari a quella di un prezzo basso. Innovare però significa accettare una sfida: essere vincitori o vinti. 
Affronto questo importante tema, richiamando in parte il pensiero dell’economista austriaco Joseph Schumpeter.

Scritto da Pasquale Canu

Quando ci rivolgiamo ai mercati esteri, occorre sempre osservare il livello di concorrenza che i nostri prodotti si troverebbero a dover fronteggiare. E’ infatti di ovvia e vitale importanza chiedersi se i prodotti che intendiamo offrire in un determinato paese straniero siano già commercializzati da produttori interni di quel paese o se produttori esteri nel corso del tempo abbiano già consolidato la loro presenza in quello stesso paese.
Se così fosse, questo scenario potrebbe per noi rappresentare una barriera in ingresso molto alta da sormontare, con un alto rischio di insuccesso della nostra azione commerciale, poiché, difatti, ci troveremo di fronte ad un mercato molto ostile e aggressivo, abitato da imprese locali che meglio di noi conoscono il “terreno” e che sanno come muoversi adeguatamente, senza poi contare sul fatto che hanno già da tempo guadagnato la fiducia e la popolarità da parte dei consumatori.
Presentandoci in un contesto del genere, senza qualcosa di diverso o qualitativamente migliore da proporre, potrebbe per noi rivelarsi una situazione sconveniente.
Tuttavia, offrire all’estero un prodotto senza caratteristiche di unicità, sappiamo che non è del tutto impossibile, però saremo probabilmente costretti in prima battuta a puntare su una strategia di prezzo, immettendo i nostri beni ad un prezzo basso al fine di penetrare con maggiore efficacia il mercato del paese estero. In questo caso, nondimeno, potrebbero ritorcerci contro questioni che prima o poi dovremo affrontare, prima fra tutte la struttura dei costi della nostra azienda e i costi dell’export in senso stretto, che tra trasporti, viaggi, eventuali dazi e tasse doganali, personale specializzato e quant’altro, c’è da farsi venire le vertigini e da chiederci, uno, se il prezzo che vogliamo applicare per inserirci in un nuovo mercato, sia sufficiente per remunerare il nostro investimento entro i termini che ci vogliamo prefissare e, due, se in una prospettiva di medio periodo, ciò non conduca ad un logoramento della nostra posizione, anziché ad una nostra affermazione.
Un basso prezzo potrebbe poi ingenerare nei potenziali acquirenti l’idea che il nostro prodotto sia di bassa qualità. Vogliamo dunque presentarci con questo biglietto da visita?
Quale può dunque diventare il nostro miglior cliché per affrontare con più coraggio e maggior possibilità di successo i mercati esteri, senza necessariamente dover affilare le armi per una guerra di prezzo, ma poter invece ottimizzare il nostro mark-up?

14 febbraio 2014

Paese che vai, dogana che trovi.

Simone Del Nevo, consulente per il commercio estero, è un profondo conoscitore del mondo dei trasporti internazionali e delle procedure doganali. Ha scritto per Il Sole 24 Ore, Italia Oggi, il Giornale della Logistica, NewsMercati e per tante altre riviste specialistiche. Fondatore e amministratore della STUDIO DEL NEVO S.R.L. con sede a Parma, oltre che di consulenza in senso stretto, si occupa anche di formazione professionale rivolta ad imprese, enti pubblici e associazioni di categoria.
 
Attraverso l'intervista, Simone Del Nevo approfondisce gli aspetti legati alle spedizioni delle merci da e per l’Italia.
 
Intervista a cura di Pasquale Canu
 
Iniziamo ricordando che a gennaio di quest’anno per la Giuffrè editore, è stato pubblicato il libro intitolato “IVA estero e dogane”, scritto da te assieme a Gabriele Liberatore e a Fabio Tullio Coaloa. Quali sono i principali argomenti che affrontate e quale filo logico avete adottato?
 
Il libro è stato da noi pensato per fornire ai lettori un quadro di riferimento molto ampio sugli aspetti fiscali legati al commercio internazionale, seguendo uno schema che si avvicina il più possibile alle esigenze pratiche degli operatori del settore, il tutto aggiornato con le più recenti riforme delle Agenzie fiscali e dello Statuto dei diritti del contribuente.
Nell’opera son stati introdotti gli aspetti più rilevanti che riguardano sia l’insieme delle procedure da espletare con gli istituti doganali, sia le più comuni e più frequenti contestazioni che possono sorge alla frontiera.
Nel libro è oltretutto possibile trovare l’elencazione e la descrizione dei più importanti adempimenti fiscali in merito alle transazioni che avvengono con l’estero.
Sempre nel libro, si è dato risalto anche ai differenti regimi d’IVA delle operazioni che si effettuano coi Paesi extracomunitari, senza trascurare le regole d’IVA per la categoria dei non residenti e i rimborsi a favore di questi ultimi, dedicando, per l’appunto, un’apposita sezione.
Più nello specifico, abbiamo altresì pensato di affrontare le problematiche connesse all’import ed all’export delle merci sulla base della loro origine, poiché nell'ultimo decennio ha assunto una crescente importanza.

8 febbraio 2014

Commerciale estero. Una professione che supera ogni confine.

Giacomo Fossati ci racconta la sua esperienza professionale, introducendoci a questo mestiere. Fiorentino, da quindici anni è export manager per un’azienda toscana che vende i propri vini su scala mondiale. 

Intervista a cura di Pasquale Canu

Giacomo, puoi raccontarci come hai iniziato la professione di commerciale estero?

Dopo aver studiato lingue ed aver ottenuto la Licenza Linguistica, mi ero iscritto alla Facoltà di Giurisprudenza di Firenze, perché, oltre alle lingue, ho da sempre avuto una grande passione per il Diritto. Dopo 2/3 anni e diversi esami già sostenuti, ho iniziato a lavorare part-time per una libreria e poi per un magazzino di libri in modo da essere più autonomo dalla famiglia. Successivamente mi è stata fatta la proposta di entrare in un’azienda vinicola in Toscana, inizialmente per una sostituzione di maternità, e poi per rimanervi stabilmente a tempo indeterminato. L’azienda mi richiese di dover trattare con la clientela estera, il che mi fece riemergere la passione per le lingue che, negli anni ultimi anni, avevo gioco-forza un po’ trascurato. Consisteva  tuttavia in un lavoro a tempo pieno, che prevedeva anche diverse trasferte all’estero. Di conseguenza mi trovavo di fronte ad un bivio: continuare gli studi in Giurisprudenza oppure dedicarmi a questa nuova attività. Ebbene, ho optato per la seconda anche se, tuttora, ho molti rimorsi per non aver terminato gli studi universitari, visto che avevo già sostenuto circa la metà degli esami con un’ottima media.
Dopo i primi mesi di ambientamento mi sono trovato a dover affrontare tutta una serie di situazioni completamente nuove per me, dal customer care alla partecipazione a fiere ed eventi, presentazioni e degustazioni professionali, e tanto altro ancora. Tuttavia, mi sono reso subito conto che questa era la giusta strada per me e oggi sono quasi 15 anni che svolgo questa attività.