25 giugno 2014

Singapore, un presente da primato e un futuro di certezze.

Singapore, una delle realtà economiche più importanti al mondo, dove la crescita è inarrestabile e dove la crisi non trova spazio.
Enrico Bezzi ci aiuterà a scoprire questa interessante realtà, grazie alla sua conoscenza profonda di tutti gli aspetti che riguardano il business a Singapore. Bocconiano, Enrico coniuga la sua professione di Dottore Commercialista e Revisore legale con quella di consulente per il commercio estero presso la società ITSEAConsulting (www.itseaconsulting.com) di cui è sia socio che fondatore.   


Intervista a cura di Pasquale Canu

Enrico, come hai iniziato ad occuparti di consulenza e di supporto alle imprese italiane che intendono instaurare rapporti economici e commerciali con Singapore e da quanto tempo lo fai? Puoi raccontarci come consiste la tua attività?

La mia attività tipica è quella di dottore commercialista e grazie al decennale esercizio della stessa, a stretto contatto con le mie imprese clienti, è sorto l’interesse di creare nuove opportunità di business esattamente a Singapore, poiché esso rappresenta il punto strategico per muovere la propria azione nell’intero sud-est asiatico. Questa idea è stata condivisa nel novembre del 2012 assieme al mio collega, nonché socio, Francesco Biondelli, dopo un’attenta analisi, caratterizzata da numerosi incontri programmatici, che ha portato nell’anno successivo alla costituzione della nostra società di consulenza, ITSEA Consulting, con sedi a Milano, Brescia e principalmente a Singapore, ove il mio collega risiede e opera stabilmente, ad attestare la serietà, l’impegno e la consistenza del nostro progetto.
Nello specifico, i servizi di consulenza che noi offriamo sono rivolti a tutte le imprese di opportune dimensioni in grado di sostenere l’investimento da realizzare a Singapore e, in particolar modo, puntiamo a far crescere le iniziative di quelle aziende che si uniscono in rete.
La nostra azione si sviluppa fondamentalmente nell’organizzazione di missioni imprenditoriali di tipo B2B, che consistono nel far incontrare l’imprenditore italiano con due, tre o quattro imprenditori locali accuratamente selezionati e contattati da noi, con la finalità di mettere i nostri clienti nelle condizioni di ottenere gli sbocchi commerciali ad essi più proficui, sia per coloro che a Singapore intendono esportare la propria produzione, sia per coloro che invece da Singapore desiderano importare, ricercando accordi di fornitura.
Un’altra attività che svolgiamo, è quella di costituzione di società a Singapore, occupandoci di gestire direttamente gli aspetti contabili, fiscali, amministrativi e burocratici, nonché di ricercare gli spazi commerciali più adatti e le migliori risorse umane da impiegare sul posto.
Poi procediamo anche nell’istruire i rapporti bancari sia qui in Italia che a Singapore - dove comunque sono presenti i maggiori gruppi bancari del mondo - per l’apertura di conti correnti, di fidi e di prestiti, e ci interessiamo alla verifica dei contratti che si vanno a stipulare, al fine di appurare che essi non siano troppo penalizzanti per l’imprenditore.
Essendo la nostra azione a 360°, forniamo altresì consulenza alle imprese dal lato dell’accesso alla finanzia agevolata per le iniziative di internazionalizzazione, interagendo sia a livello regionale attraverso Finlombarda e altri enti similari, sia a livello nazionale tramite SIMEST; agiamo anche dal lato dell’ottenimento delle garanzie, mettendo in stretto rapporto i nostri clienti con SACE, società a partecipazione statale, che non solo si fa garante delle imprese italiane all’estero, ma può anche eventualmente disporre degli anticipi sui crediti delle commesse internazionali.
Tutto ciò viene supportato, senza lasciare nulla al caso, mediante l’elaborazione di un attento business plan, di approfondite ricerche di mercato accompagnate ai nostri studi di fattibilità.
Concludo la risposta, sottolineando che la nostra presenza è prima di tutto in Italia, perché riteniamo che l’imprenditore debba usufruire di un consulente vicino a tutte le sue istanze, riducendo, nel caso di Singapore, i problemi dovuti al fuso orario, e in seconda battuta i nostri clienti possono sempre rivolgersi al nostro ufficio a Singapore, dove troveranno sempre qualcuno che gli risponderà in italiano. 


Singapore, una minuscola porzione di territorio in una immensa area geografica. Com’è stato possibile che sia diventato la porta d’ingresso e uno dei maggiori punti di riferimento dei mercati del Sud-Est Asiatico e non solo? Potresti aiutarci a capire meglio questa realtà?

Proprio perché si tratta di una minuscola porzione di territorio, circa a metà degli anni ’60 gli abitanti di Singapore si resero conto che non potevano competere con un mercato così grande come quello asiatico da cui sono circondati. Decisero quindi di puntare sulla totale apertura al mercato, diventando oggi uno dei principali centri economici e finanziari al mondo. Attualmente Singapore rappresenta il 4° centro finanziario mondiale, è il primo hub commerciale per il sud-est asiatico, in quanto tutte le merci delle nazioni circostanti vengono stoccate a Singapore, poiché il porto e l’aeroporto di Singapore sono considerati i più sicuri dell’Asia e tra i migliori del mondo, grazie agli altissimi standard di sicurezza raggiunti sinora, che rendono visibili e certi i tracciati delle merci, riducendo al massimo i casi di smarrimenti, furti e danneggiamenti.
Singapore, inoltre, risulta essere il miglior posto al mondo dove fare affari. È quanto emerge da Doing Business 2014, l’annuale rapporto pubblicato da World Bank, che ogni anno pubblica la classifica dei Paesi al mondo in cui è più facile svolgere un’attività economica, stilando una graduatoria finale che tiene conto di diversi parametri che vanno dalle procedure burocratiche per avviare, gestire e chiudere un’attività, alla facilità e ai tempi di accesso al credito, alle procedure di assunzione e licenziamento del personale. L’Italia, giusto per fare un confronto, si trova al 65° posto, su 189 nazioni censite.
Singapore è anche il 3° Paese più ricco del mondo, con un livello altissimo di istruzione, ma ciò che è maggiormente rilevante, riguarda il fatto che Singapore è la capitale della comunità ASEAN (Association of South-East Asian Nations, Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico, n.d.r.), che comprende dieci Stati del Sud-Est Asiatico, ossia, Singapore per l’appunto, Indonesia, Malesia, Filippine, Thailandia, Brunei, Vietnam, Laos, Myanmar, Cambogia, che nel totale rappresentano un bacino di quasi 600 milioni di persone, con un’età media di circa 25-30 anni con una qualità della vita in forte crescita.
Tra poco meno di un anno, inoltre, nel 2015, l’ASEAN, grazie all’abbattimento delle dogane tra i Paesi aderenti,  diventerà un mercato unico, simile a quello dell’Unione Europea, con circa 600 milioni di consumatori e un PIL aggregato di oltre 2.300 miliardi di dollari, con una crescita media dell’area è di circa il 6%.
Tutti gli accordi che riguardano gli Stati che fanno parte all’ASEAN si stipulano preferenzialmente a Singapore, in quanto Stato membro del Commonwealth britannico, il che significa potersi avvantaggiare di un sistema giuridico chiaro, certo e rapido.
Dobbiamo poi tener presente che Singapore è oltretutto firmatario a tutti gli effetti della convenzione di New York sugli arbitrati internazionali, quindi stipulare un contratto a Singapore significa avere certezza di diritto, cosa che non sarebbe del tutto possibile negli altri Stati appartenenti all’ASEAN.
Ricordiamo inoltre che una delle lingue ufficiali a Singapore è l’inglese e ciò facilita molto le comunicazioni, che Singapore è una repubblica e che il rischio Paese è prossimo allo zero, godendo dunque di un’assoluta stabilità politica ed economica.
E’ anche importante sapere che a Singapore in caso di costituzione di una società, non c’è l’obbligo di avere un socio locale, e questo ritengo sia un aspetto molto significativo. La burocrazia e la pubblica amministrazione sono le più efficienti e trasparenti a livello asiatico. Se si vuole poi chiudere un’attività aperta a Singapore, lo si può fare in breve tempo e rientrando in possesso dei capitali rimanenti che si sono investiti, perché non vi è alcun blocco di circolazione della liquidità. 

Le imprese italiane sembra stiano consolidando ed incrementando sempre più la loro posizione a Singapore. Innanzitutto, perché consigliare alle nostre imprese di investire a Singapore? Quali opportunità è capace di offrire?

Per le imprese italiane Singapore dev’essere visto come un hub non solo commerciale, ma anche come un luogo dove stabilire un headquarter, quartier generale, o una trading company dove inviare sul posto coloro che sono direttamente coinvolti nelle trattative potenziali ed in quelle in essere. Il mio consiglio, infatti, è di costituire una società a Singapore, in maniera tale da stipulare i contratti sotto la legge di Singapore e sfruttare Singapore come base di approdo negli altri Paesi dell’area ASEAN, come in realtà già fanno le grandi multinazionali, in una triangolazione Paese d’origine, Singapore, nazione ASEAN.
Sconsiglio invece l’investimento diretto nei restanti Paesi ASEAN, senza un’attenta analisi degli stessi, per via del rischio paese che tutt’oggi li caratterizza.
Un’altra allettante opportunità che si prospetterà a breve è l’accordo di libero scambio commerciale recentemente siglato tra l’Unione Europea e Singapore che promuoverà ulteriormente i rapporti economici e commerciali tra le due aree e che comporterà la creazione di un vero e proprio spazio di libero mercato tra l’Europa e Singapore, con l’eliminazione dei dazi doganali e la semplificazione delle procedure burocratiche. Attualmente l’accordo è in fase di traduzione nelle 24 lingue dell’Unione Europea, ed è in attesa della ratifica finale a votazione plenaria da parte del Parlamento Europeo. Singapore, pertanto, non solo sarà privilegiata nei rapporti commerciali con l’Unione Europea ma diventerà ancora di più la vera porta per il Sud-Est Asiatico, grazie anche al suddetto abbattimento delle dogane tra i Paesi ASEAN. Indubbiamente ciò aprirà degli scenari di notevole rilevanza nello scacchiere mondiale, se poi volessimo aggiungere che Singapore ha già ratificato altri diciotto accordi di libero scambio con altrettante macroaree del mondo, possiamo dedurre immediatamente che da Singapore transiterà la gran parte del flusso mondiale di merci. Stati Uniti, Canada, Cina, India e Australia sono le nazioni principali che hanno aderito ai free trade agreements con Singapore. Un domani che si vorranno spedire delle merci dall’Europa agli USA, lo si potrà fare facendole transitare su Singapore in entrata e in uscita, evitando in questo modo di affrontare tutte le incombenze esistenti tra il Vecchio ed il Nuovo Continente.
Una cosa che mi auspico avvenga il prima possibile, è che l’Italia, ultimo Paese in Europa, tolga quanto prima Singapore dalla black list fiscale, perché è del tutto anacronistico, in quanto Singapore è già inserita nella white list per lo scambio di informazioni - dato che tutti i transiti tra l’Italia e Singapore vengono comunicati celermente dalle autorità singaporiane -, inoltre è in vigore dal 1979, ulteriormente modificata e ratificata nel 2011, la convenzione contro la doppia imposizione tra Italia e Singapore. Infine, nel mese di luglio 2013, il Ministero degli Affari Esteri italiano ha siglato, con le autorità governative di Singapore, un Memorandum d’intesa finalizzato a sviluppare il livello degli interscambi commerciali ed economici tra i due paesi che rimarrà in essere per due anni e potrà essere rinnovato o ulteriormente esteso, e che prevede la fattiva e stretta collaborazione tra Italia e Singapore, con specifica focalizzazione allo sviluppo e al supporto delle piccole e medie imprese che operano o che volessero operare nel settore alimentare, della moda, delle energie convenzionali e alternative, dei macchinari industriali e dei prodotti similari.
Il 6 maggio 2014, inoltre, Singapore assieme alla Svizzera e altri Paesi, ha siglato il protocollo OCSE per lo scambio automatico di informazioni bancarie a partire dal 2017.
Mantenere Singapore nella black list, pertanto, determina una posizione di notevole svantaggio per le imprese italiane rispetto a quelle tedesche, francesi e degli altri Paesi europei, in quanto, per operare, devono sottostare a molte più procedure burocratiche che, di fatto, scoraggia il processo di internazionalizzazione verso Singapore e, conseguentemente, anche il giro d’affari tra i due Paesi è decisamente inferiore a quello che potrebbe effettivamente essere.

Lo Stato di Singapore ha improntato il proprio sistema economico su una fiscalità di vantaggio e su incentivi alle imprese che investono in innovazione tecnologica, rendendolo dunque un Paese particolarmente attrattivo. Puoi approfondire questo argomento?

Il governo di Singapore si è posto come obiettivo quello di far diventare il proprio Paese una vera e propria “intelligent nation”, attraverso il programma iN2015, che mira all’informatizzazione totale della nazione. In base a tale programma, ogni abitante di Singapore dovrà possedere almeno un personal computer e dovrà essere connesso ovunque. Per perseguire questo scopo, il governo di Singapore ha messo in atto tutta una serie di incentivi diretti al sostegno dell’high tech.
Oltre a ciò, a Singapore sono i primi che sostengono concretamente le iniziative nei settori tecnologici di ogni tipo, ma anche in altri settori che offrono nuovi prodotti sul mercato che vanno a soddisfare le esigenze della piccola repubblica dello stretto di Malacca, mediante concessione di finanziamenti a tassi agevolati e incentivi fiscali.
La fiscalità a Singapore è decisamente favorevole e conveniente sia per le imprese che per i residenti persone fisiche. Basti pensare che, a livello societario, l’aliquota massima è al 17% per le società che l’anno precedente hanno fatturato oltre 300 mila dollari di Singapore, circa 176 mila euro, e per le società che stanno al di sotto di quel fatturato, l’aliquota massima è dell’8,85%, mentre la good and service tax, la nostra IVA, è al 7%, ed è applicabile solo a chi ha fatturato nell’anno fiscale precedente più di un milione di sing dollars, esonerando chi dichiara meno del milione.
Anche l’imposizione fiscale sulle persone fisiche è sempre molto bassa, e allo scaglione più alto non viene applicata un’aliquota superiore al 20%.
Il sistema di assegnazione delle agevolazioni è molto selettivo, ed il processo con cui avviene è molto rapido e “giusto”. Vengono finanziati solo i progetti migliori. Ci sono tutte le forme di incentivi che sono presenti in Italia, ma ad un livello decisamente superiore rispetto al nostro. A Singapore naturalmente non mancano i finanziamento a fondo perduto, l’accesso privilegiato al credito, e sgravi fiscali soprattutto per chi innova. Il rovescio della medaglia è che loro chiedono garanzie per il prosieguo e il buon fine dell’iniziativa successivamente all’ottenimento del finanziamento, poiché pretendono estrema serietà, e da questo lato non transigono.

Prima di partire per Singapore, un imprenditore ed investitore italiano, cosa dovrebbe sapere e mettere in conto?

Innanzitutto occorre sapere che Singapore è un contesto estremamente evoluto e competitivo, e che è ogni giorno “bombardato” da richieste da ogni parte del mondo, quindi per andare a Singapore occorre destare l’interesse dei singaporiani con efficacia, con progetti veri e concreti.
Bisogna essere proattivi e investire in maniera decisa senza tentennamenti. Solo dando questo genere di segnale si può ottenere l’attenzione da parte dei soggetti che si vogliono coinvolgere nel progetto, in quanto non basta solo l’idea, ma serve anche uno sforzo concreto di investimento diretto. Non bisogna, inoltre, commettere l’errore di pensare che siano loro a dover venire a cercare a noi, perché di alternative rispetto a noi, ne hanno davvero a migliaia.
Un altro errore che un imprenditore italiano non deve commettere, è di credere di fare le cose in proprio senza il sostegno di un bravo ed esperto consulente in loco, perché rapportandosi ad una realtà completamente differente da quella italiana, spesso l’imprenditore in questione abbandona il progetto, demoralizzato dal non esser stato in grado di capire le logiche. Quindi è fondamentale fare affidamento a consulenti che sanno come operare sul posto, che conoscono le regole del gioco, e che sappiano mediare con le istituzioni e con tutte le forze in campo. Serve una grande concretezza, e un’ottima ricerca di mercato, che possa chiarire se il progetto d’investimento potrà avere un riscontro positivo.  

Quali prodotti e servizi italiani sono richiesti a Singapore e che hanno le migliori prospettive di collocazione?

Devo dare una buona notizia, che sicuramente farà piacere. A Singapore amano tutto ciò che è Italian sounding, perché il made in Italy è molto apprezzato, e ci sono veramente tante opportunità per chi volesse approcciare questo mercato.
I singaporiani sono sicuramente interessati a vari settori su cui l’Italia eccelle, e cito a titolo esemplificativo, mobili e arredi, beni di lusso, fashion, nautica di lusso, elettrodomestici, aerospaziale, meccanica, elettronica, biomedicale e bioingegneria e tutto il nostro high tech.
Una menzione particolare merita il settore edile. Bisogna infatti sapere che a Singapore vengono costruiti interi palazzi con tutto già predisposto in modalità standard in ogni appartamento, compresivi di tutti gli elementi di arredo, con consegna all’acquirente chiavi in mano. Quindi ci sono vantaggiose opportunità di inserimento in questo mercato cresciuto nel 2013 di ben il 17%, ovvero di 36 miliardi di sing dollars, circa 21 miliardi di euro, e in crescita anche nel 2014. Numeri da capogiro, considerando che da noi l’edilizia è quasi ferma. Quindi diventa per noi indispensabile proporci offrendo soprattutto complementi di idraulica, sanitari, impianti di riscaldamento e di raffreddamento, tubi, maniglie, porte, finestre e quant’altro.
Nei Paesi dell’ASEAN, come Myanmar, Vietnam, Indonesia e Cambogia, c’è una notevole richiesta non solo nell’edile ma anche nello sviluppo delle infrastrutture Paese, quali strade, ponti, impianti idrici e fognari.
Un prodotto italiano che, a nostro malgrado, a Singapore non si conosce, è il vino. Stranamente non sanno che in Italia lo si produce. Per loro il vino è francese. Dunque occorrerebbe che le nostre istituzioni si impegnino per la promozione del prodotto wine.
Un settore che per l’Italia ha dei numeri molto alti a livello di export, ma che a Singapore non avrebbe accesso, è quello delle armi, poiché a Singapore sono proibite in maniera assoluta, ad eccezione di quelle in uso dalle forze di sicurezza.

A conclusione dell’intervista, desidero chiederti se secondo te è possibile attrarre nel nostro Paese l’interesse di investitori provenienti da Singapore e a quali settori sarebbero maggiormente orientati?

E’ possibile, ma non è facile. Un singaporiano in Italia oggettivamente si troverebbe di fronte ad una burocrazia molto complessa, a una tassazione complicata e tra le più alte del mondo e a una giustizia molto lunga. Quindi, secondo me, difficilmente accetterebbe questa sfida.
Le potenzialità tuttavia non ci mancano, in quanto siamo pieni di eccellenze in ogni campo e settore; è chiaro che  bisogna essere bravi a far capire il sistema Italia a un Singaporiano e agli stranieri in generale.
Chiarito ciò, ci sono sicuramente dei settori di primario interesse che potrebbero attirare investitori di Singapore, quali ad esempio, il settore alberghiero di lusso, i marchi del mondo della moda e il calcio.
Invece, ad oggi, ritengo, che sia più difficile riuscire a coinvolgere un investitore di Singapore in progetti di tipo industriale da sviluppare qui in Italia.  

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